Anno XIII N. 3 Maggio,Giugno 1991
Eugenio Lombardi

I lavori di scavo e ricerca recentemente ripresi stanno confermando il complesso di Balsignano luogo di grande interesse. Emerge prepotente la stratificazione di eventi architettonici, e quindi storici, che resero il casale, documentato nel 962 dal Codice Diplomatico Barese (“…in loco Basilianum iuxta castellum”) importante punto strategico lungo la strada che collegava Butuntum a Caelia.
II casale sembra contenere nelle sue mura tutta la storia che lo ha interessato: distrutto dai Saraceni nel 988 e ricostruito subito dopo per essere donato da Ruggero il Normanno nel 1902 all’Abbazia Benedettina di S. Lorenzo d’Aversa; gestito quindi da una serie di signorotti locali fino all’assalto, nel 1397, delle truppe baresi filo-angioine contro le truppe filo-ungheresi; per essere poi parzialmente distrutto nel 1528 dalle truppe francesi e spagnole.
La cinta muraria del complesso, mancante di alcuni tratti e con uno sviluppo totale di oltre 500 metri, è uno dei rari esempi di mura medievali giunti fino a noi; mantiene intatti circa 300 metri dell’originale tracciato, con l’inequivocabile aspetto dell’“opera listata” di derivazione bizantina. Del coronamento di torrette ne sono attualmente visibili cinque, tre originarie e due ricostruite in epoca successiva, la stessa, presumibilmente, che ha visto il rifacimento di parti della cinta muraria. Alcune torri sono state rinforzate da contrafforti in pietrame, probabilmente in tempi in cui cominciavano a risentire della loro vetustà, o magari per un potenziamento della loro mole, come per quella posta sul fronte che si affaccia sulla lama. È interessante come anche le parti rifatte del muro, anch’esse in pietrame a secco, abbiano in qualche loro tratto vagamente ripreso l’andamento del listato.
In epoca recente è stato realizzato il muretto a destra dell’attuale ingresso al complesso che, correndo in parallelo alla vecchia cinta muraria, ne utilizza parte dei conci.
Grande interesse sta suscitando il lavoro di scavo all’interno delle due chiese e nel loro immediato contorno.
Una necropoli è venuta alla luce, come facilmente preventivabile, intorno alla chiesa di S. Felice (o S. Pietro); ulteriori scavi hanno permesso di avvia re la lettura di fondazioni di abitazioni, con un paramento di buona fattura e dal pietrame ben squadrato. È stimolante il ritrovamento di una cisterna inserita all’interno di un segmento murario arcuato che tenderebbe a delineare l’abside di una precedente chiesa: ipotesi di grande fascino, benché lasci interdetti l’orientamento che tale chiesa avrebbe avuto.
Tutte in piedi restano ancora le ipotesi relative alla stessa chiesa di S. Pietro: la cupola emisferica posta sull’alto tamburo era probabilmente in origine sostegno di una copertura a cuspide, così come in alcune chiesette armene; l’uso esterno ed interno di mensole dentellate di diversa provenienza e fattura; il corpo addossato all’unica navata esistente, ora liberato dai detriti che in parte lo ostruivano, mostra l’evidenza della sua diversità; la stessa navata unica che, proprio in prossimità del corpo addossato, presenta ancora segni di affreschi e l’imposta di archi che lascerebbero presumere l’esistenza di una seconda navata andata distrutta.
Stimolanti ritrovamenti si stanno avendo anche all’interno della chiesa di S. Maria di Costantinopoli. Gli scavi tutt’ora in corso hanno portato alla luce una necropoli medievale, ad un livello di circa 2,5 m. al di sotto dell’attuale piano di calpestio. Durante lo scavo sono stati individuati due livelli di pavimentazione, appartenenti forse ad altrettante precedenti chiese; all’esterno, lungo il muro che si affaccia sulla lama, sono visibili quattro archetti con tracce di affreschi, quasi completamente interrati, appartenenti al fianco sud di una delle chiese, forse la più antica.
Il forte dislivello tra l’attuale livello di calpestio ed i pavimenti venuti alla luce lascia supporre la creazione di un terrazzamento forse al momento di realizzazione della chiesa più recente e del castello. Ulteriori terrazzamenti e contrafforti sono ben visibili lungo il costone della lama.