Dall’interrogazione parlamentare di Magrone e dalla scoperta dell’inesistenza della pratica agli attuali spiragli

Anno XVII N. 76 Novembre 1995
Prof. Raffaele Macina

Venerdì 6 ottobre, ore 10,30. Sono seduto in una bella stanza del Castello Svevo di Bari e, quasi incredulo, sento dire: “Potremmo dare in concessione il complesso di Balsignano al Comune di Modugno che sin da ora dovrebbe porsi il problema della vigilanza con una completa turnazione dei custodi”. È il Soprintendente per i Beni Ambientali e Architettonici della Puglia, dott. Roberto Di Paola, che parla durante un incontro richiestogli dall’onorevole Nicola Magrone, il quale ha invitato il sindaco Francesco Vaccarelli e me stesso. L’incontro, che è servito a fare il punto sull’iter della “pratica Balsignano” e sui prossimi passi da percorrere, è direttamente legato all’interrogazione parlamentare che Magrone presentò ad agosto del 1994 (da noi pubblicata nel numero 72 di novembre ’94) e a quanto ne è seguito. Per capire il senso di questo incontro è forse opportuno che si parta appunto dalla interrogazione parlamentare.

«Il primo problema che mi trovai davanti – mi dice Nicola Magrone – fu quello di prendere contatto con i due ministeri interessati al problema. Infatti, se la competenza tecnico-artistica su Balsignano è del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali, la disponibilità dei fondi occorrenti per acquisire il complesso di Balsignano e per i lavori di recupero è del Ministero dei Lavori Pubblici. Ricorderai che nel 1982 Balsignano fu inserito all’interno del “Progetto speciale degli Itinerari turistico-culturali”, i cui finanziamenti furono affidati alla Cassa per il Mezzogiorno. Lo scioglimento della Cassa per il Mezzogiorno comportò una serie di problemi intorno alla gestione dei fondi ad essa precedentemente affidati, che furono risolti con la creazione dell’Agenzia per la Promozione dello Sviluppo del Mezzogiorno, dipendente dal Ministero dei Lavori Pubblici.

Quando approdai al Ministero dei Lavori Pubblici e feci ai funzionari preposti la cronistoria di Balsignano, scoprii che lì della pratica non si conservava nulla, poiché era andata completamente smarrita. A questo punto bisognava ricostruire tutto l’incartamento con fotocopie di lettere e documenti sia della Soprintendenza ai Beni Monumentali ed Architettonici di Bari sia del Ministero dei Beni Culturali. Sollecitai, dunque, sia qui a Bari sia a Roma la ricostruzione della pratica su Balsignano e, finalmente, essa nella primavera di quest’anno approdò “per la prima volta” presso il Ministero dei Lavori Pubblici all’esame del commissario ad acta dell’Agenzia per il Mezzogiorno. Esaminati gli atti, il Ministero dei Lavori Pubblici rilevò che la stima di 266 milioni dei beni di Balsignano da acquisire al patrimonio dello Stato era ferma al 1992 e, pertanto, chiese al Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali di aggiornare la perizia e il prezzo. La Soprintendenza di Bari, facilitata in questo dal proprietario che ha sempre collaborato per la soluzione del problema, mandò la nuova perizia e l’indicazione della nuova somma necessaria per l’acquisizione. Nel frattempo si scoprì anche che la convenzione sottoscritta a suo tempo fra la ex Cassa per il Mezzogiorno e il Ministero dei Beni Culturali era scaduta e pertanto si imponeva una sua proroga che è stata richiesta al Ministero dei Lavori Pubblici agli inizi di settembre dalla Soprintendenza di Bari. Qui si rasenta un nuovo colpo di scena. Il Ministero dei Lavori Pubblici, riesaminando gli atti, si accorge che negli anni precedenti a Balsignano sono stati avviati e poi sospesi dei lavori e, pertanto, come se nulla fosse accaduto, con candore chiede al Ministero dei Beni Culturali e Ambientali i motivi della sospensione. La Soprintendenza di Bari chiarisce definitivamente il problema: i lavori sono stati sospesi poiché la nuova perizia avanzata, richiedendo una somma maggiore per l’acquisto del complesso di Balsignano, destina una somma inferiore per i lavori stessi e pertanto essi potranno essere ripresi solo dopo l’approvazione della nuova perizia e dopo l’acquisizione del complesso al patrimonio dello Stato. A questo punto il problema sarebbe abbastanza chiaro e così riprendo i contatti con i funzionari preposti del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali e sollecito l’approvazione della nuova perizia proposta da Bari. Mi viene risposto però che la perizia, visionata anche da loro, deve essere approvata dal Ministero dei lavori Pubblici. Mi reco allora presso questo secondo Ministero, dove i suoi funzionari mi assicurano invece che ad approvare la perizia deve essere il Ministero dei Beni Culturali e Ambientali. In questo ping-pong si arriva finalmente alla conclusione che spetta al Ministero dei Lavori Pubblici approvare la perizia per quanto riguarda la disponibilità del finanziamento e la modifica del prezzo d’acquisto. Finalmente, quindi, l’iter della “pratica Balsignano” sembra essere dopo più di 13 anni dal suo avvio in dirittura d’arrivo. Ora il Ministero dei Lavori Pubblici, tramite il commissario ad acta dell’Agenzia per il Mezzogiorno, dovrebbe approvare la nuova perizia, concedere la proroga della convenzione, inviare il tutto al Ministero dei Beni Culturali, il quale a sua volta dovrebbe abilitare la Soprintendenza di Bari ad acquisire Balsignano”. Ed è appunto di tutto questo, ma soprattutto della necessità di chiudere Formai annoso problema Balsignano, che si è parlato col soprintendente, dott. Di Paola. Chiedo conferma a Magrone se anche lui non abbia avuto l’impressione che il soprintendente, il quale peraltro davanti a noi ha sollecitato telefonicamente, i funzionari di Roma a ultimare la pratica, sia seriamente intenzionato ad impegnarsi su Balsignano. Mi risponde di sì, aggiungendomi che “le spie importanti per capire se Balsignano sia all’ordine del giorno della Soprintendenza di Bari sono tre. In questo periodo la Soprintendenza programma le attività da svolgere nell’anno successivo; è chiaro che attualmente Balsignano, bloccato ancora nel suo iter, non è previsto in tale programmazione. Mi è stato detto, però, continua Magrone, e nell’incontro il soprintendente lo ha riconfermato, che se si riesce a sbloccare entro ottobre la questione dell’approvazione della perizia e della proroga della convenzione, benché fuori temine, Balsignano sarà inserito negli interventi del 96. Si tratta di un punto di non scarso rilievo perché diversamente il tutto sarebbe rinviato al ’97. La seconda spia è legata al problema del restauro di Balsignano, per il quale i fondi ancora disponibili all’interno della somma complessiva a suo tempo stanziata sono assai esigui. Ebbene, la Soprintendenza ha promesso che in futuro essa intende continuare il restauro con la sua ordinaria amministrazione. Certo, in questo momento è bene focalizzare tutti gli sforzi sull’acquisizione, ma questa promessa non è di poco conto. Infine, la terza spia è legata all’uso che la Soprintendenza prevede per Balsignano. Il dott. Di Paola è stato assai esplicito al proposito: pensa ad una convenzione col Comune di Modugno che poi dovrà gestire l’intero complesso. Mi sembra questa una soluzione realistica e positiva, poiché molto spesso un bene, quando viene acquisito dallo Stato, non è poi sempre realmente valorizzato. Ci ho tenuto ad invitare il sindaco a questo incontro non per sensibilizzare il soprintendente, ma per sensibilizzare Vaccarelli, nel senso che al Comune si rendano conto, sindaco e a assessori, del fatto che bisogna avere su questo problema una intraprendenza. Se il Comune, infatti, non avrà una intraprendenza su Balsignano, esso farà la fine di tanti altri beni dello Stato che, magari per mancanza di fondi, non dispongono di un custode e dunque restano lì inutilizzati ed inerti.

Ricorderai che nell’incontro il soprintendente ha chiesto al sindaco “Ma voi i custodi ce li avete?” e poi Sardone, il funzionario che era presente, ha aggiunto “Là ce ne vorranno dieci di custodi”. Orbene, ho voluto farmi accompagnare dal sindaco perché si comprenda già da ora che su questo problema non bisogna avere smagliature, bisogna prepararsi e dare senso di affidabilità». Forse, aggiungo io, si dovrà porre già da ora anche il problema di che cosa fare di Balsignano». Certo, afferma Magrone, ma questo è un problema che deve essere affrontato da tutti e tutti devono essere chiamati a dare il loro contributo perché Balsignano possa avere un futuro. È da evitare che il destino di Balsignano sia deciso esclusivamente nel chiuso di uffici comunali da assessori e addetti al Palazzo. Anzi, se noi lasciamo l’elaborazione di un progetto di destinazione e di uso di Balsignano all’organo burocratico o all’organo assessorile individuale, è meglio che ci fermiamo qui e lasciamo il tutto nelle mani del proprietario. Comune deve impegnarsi in altro: programmare ed assicurare il riuso di Balsignano; divenire attore e protagonista sin da oggi di questa vicenda: in questo senso ho già dato a Vaccarelli gli indirizzi giusti dei Ministeri perché il Comune scriva e faccia sentire l’esigenza della città di pervenire quanto prima alla soluzione. Spetterà invece a tutta la città, a quanti si sono già impegnati e vorranno impegnarsi per elaborare un grande progetto collettivo su Balsignano». Come non essere d’accordo con queste ultime considerazioni dell’onorevole, anzi dell’amico Nicola Magrone? D’altra parte, quello che noi abbiamo sempre fatto su Balsignano, a partire dal grande convegno del 1982, non è stato fatto con questo spirito?