Quella che è stata sempre ritenuta la Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, collocata all’interno del Casale, in realtà, era dedicata alla Madonna di Balsignano

Anno XXVI N.114 Settembre 2004
Claudia De Liso e Maria Franchini

Nel Medioevo la chiesa sita all’interno della corte del castello di Balsignano era intitolata a S. Maria di Costantinopoli, secondo quanto sostenuto da Giuseppe Ceci in base alla lettura di un documento del 12291.
In tempi più recenti, nelle fonti databili dalla fine del Seicento, così come nella tradizione popolare, la chiesa viene indicata come S. Maria di Balsignano, mentre un’altra cappella situata nelle vicinanze assume il titolo di S. Maria di Costantinopoli.
Nel diario della visita pastorale di Monsignor Carlo Loffredo a Modugno, dell’aprile del 1695, sono menzionate tra le chiese situate fuori dell’abitato di Modugno la cappella di S. Maria di Costantinopoli dell’Arciprete Maffei e la cappella di Balsignano2. Più dettagliate informazioni si ricavano da un documento contenente le risposte ad un questionario ordinato dall’Arcivescovo di Bari nel 1774. Tra le chiese dislocate nel territorio di Modugno sono nominate la cappella di S. Maria di Costantinopoli e la cappella di S. Maria di Balsignano; inoltre si legge che: «La cappella di S. Maria di Costantinopoli da Signori Dominichiello n’è cappellano D. Rocco Domini- chiello. La Cappella di S. Maria di Balsignano ha il titolo di Arcipretura in persona del Sign.re D. Giovanni Ciaula»3. I Dominichiello quindi possedevano la cappella di S. Maria di Costantinopoli.
Da un atto rogato dal notaio Pietro Massari di Modugno nel 1760 si evince che un giardino di proprietà del notaio Dominichiello era situato proprio di fronte al fondo murato di Balsignano4.
Resti di una cappella sono tuttora esistenti a nord- ovest del lotto triangolare di terreno adiacente all’attuale ingresso al casale. Tale striscia di terra un tempo era parte integrante del fondo posto sull’altro lato della strada provinciale e rimase isolata proprio a seguito della sistemazione della Modugno-Bitritto avvenuta negli anni 1959-60.
Sulla suddetta cappella sono ancora leggibili tre epigrafi. Quella scolpita sull’architrave della finestra del fianco sud-occidentale riporta il nome del committente e l’intitolazione del luogo sacro, consentendo di identificare questa cappella come la S. Maria di Costantinopoli ricordata nei documenti:

VIRGINIS AD LAUDEM
N. DOMINICHIELLO EREXIT.

Sull’architrave del portale della facciata nord-ovest un’altra epigrafe reca la data del 1759, ricordando probabilmente un intervento di ristrutturazione o ricostruzione della cappella, dal momento che la prima menzione della stessa risale, come si è visto, alla fine del Seicento:

SACRA GERENTI GRATIS
HIC MANDVCARE LICEBIT A. D. 17595.

Una terza epigrafe è posta sullo stesso portale, forse incompleta sul lato destro:
FERMATI MESSAGGIER
BEATA NON SIA IL DIR DIO TI SALVI MARIA.

I registri della visita pastorale di Monsignor Baldassarre Mormile a Modugno del 1815 riportano che l’Arcivescovo: «Visitavit Aediculas S. Luciae, B. M. V.s Costantinopolitanae de Familia Caterina, et B. M. V.s vulgo de Balsignano de Famiria Ruggi, et comen- dationis elogio donavit»6. Evidentemente la famiglia Catilina era succeduta nella proprietà del fondo ai Do- minichiello.
Ancora nel 1844 il Garruba ricordava che, tra le cappelle rurali dell’agro modugnese, vi era S. Maria di Balsignano, di padronato dell’antica ed estinta famiglia Ruggi d’Aragona, e S. Maria di Costantinopoli in Balsignano, di padronato della famiglia Catilina7. Una ulteriore conferma viene fornita da una fonte iconografica, ovvero una planimetria rappresentante il progetto di sistemazione della strada da Modugno a Bitritto redatta dall’ingegnere Giuseppe Revest nel 1877, che fotografa l’assetto delle proprietà nella zona:
la cappella è disegnata nell’attuale posizione ed è situata nel fondo appartenente agli eredi Catilina8. Riguardo la chiesa di S. Maria di Balsignano, le testimonianze raccolte, seppure frammentarie, consentono di farsi un’dea delle manifestazioni legate al culto in essa praticato, a partire dal Settecento fino alla seconda metà del Novecento.
Il primo proprietario di cui si ha notizia, Vito Nicola Faenza, lasciava in eredità nel 1760 una chiesa corredata di «campana, calice, camisa, messale, tovaglia apparata di rose con candelieri, ed altri simili addetti per servizio»9 ed imponeva agli eredi la celebrazione, nella stessa chiesa, di messe nelle domeniche di maggio10.
Nel 1825 il proprietario Benedetto Ruggi d’Aragona vendeva il fondo di Balsignano ai coniugi Alfonsi a condizione che essi continuassero a far celebrare nella chiesa una messa breve per ciascuna domenica del mese di maggio «in onore e gloria della Vergine Santissima sotto il titolo delle Grazie»11, da un sacerdote confessore del comune di Modugno che avrebbe dovuto somministare il sacramento dell’Eucarestia a tutti i fedeli che vi fossero convenuti «come era praticato dal signor Ruggi d’Aragona»12.1 coniugi acquirenti ed i loro eredi avrebbero dovuto versare uri elemosina al prete e riservargli per l’intera giornata il dovuto trattamento. Infine sarebbe stata cura dei nuovi proprietari dotare la chiesa della cera e delle suppellettili occorrenti, nonché provvedere alla manutenzione della stessa e della sacrestia13.
Secondo le notizie riportate da Nicola Trentadue junior, all’interno della chiesa era conservata un’effigie della Vergine oggetto di profonda venerazione. Si trattava di un dipinto di Maria sotto il titolo del Soccorso, di stile bizantino, che sembrava rimontare «al decimoterzo secolo dell’era cristiana»14. Il Trentadue narra che, secondo la tradizione, il dipinto era stato raccolto mentre era trasportato dalle acque del torrente che scorreva nella lama adiacente al casale e collocato nella vicina chiesa. I modugnesi riconoscevano a questa effigie molti miracoli ed in particolare «il miracolo della piova in tempo di siccità»15 in seguito a quanto era avvenuto nel 1828. In quell’anno, mentre Modugno era afflitta da una persistente siccità, si trovava a predicare la parola divina il missionario Antonio Masciari. «Al mirare egri lo stato doloroso dei Modugnesi, i quali, per aver ripetute volte inutilmente implorata coi lori voti la Divina clemenza, cominciavano a temere che fosse per arrivare una estrema penuria di viveri, la mattina dei 24 aprile pronunciò un energico e commovente discorso, con cui dimostrò che: “nei casi estremi non avvi altro rifugio che ricorrere alla protezione della Madre di Dio”, e quindi suggerì di prendersi da Balsignano il quadro della Vergine sotto il titolo del Soccorso, che colà si venera, e recarsi per tutta la città a fine di placare lo sdegno di Dio. Ed oh! L’efficacia dell’intercessione di Maria. Nel dì 26, ultima Domenica detto mese, non appena la processione, dopo avere girato il paese, traeva nella Chiesa fra i cantici interrotti da singulti e pianti, il cielo che nel corso di dieci mesi si era fatto di bronzo, ad un tratto si covre di nubi, e versa sul paese una dolce acquerugiola, che bastò a ravvivare le inaridite campagne, e rallegrare gli animi dei nostri concittadini, i quali attoniti dalla vista di sì prodigioso manifesto, per azioni di grazia resero fiumane di lagrime di tenerezza, e di consolazione»16.
Come ricorda Nicola Milano, un simile avvenimento si verificò anche nell’’anno 1908. Quando però fu riportato a Balsignano, il quadro, a causa di alcuni ceri lasciati accesi in chiesa, bruciò assieme all’altare ligneo. La popolazione modugnese ne fece realizzare nello stesso anno una copia17.
Ulteriori riferimenti al dipinto della Madonna ed all’altare si trovano nei diari della visita pastorale di Monsignor Ernesto Mazzella in Modugno dell’aprile del 1888: «Cappella in campagna di S. Maria di Balsignano. Si ritiene questa cappella di data antichissima, e che sia una delle superstiti dell’antica Modugno che era edificata in questa località. Essa trovasi racchiusa in una cinta di muro in fabbrica, in mezzo al quale vedesi pure ruderi di un antico monumento che ritienesi essere la chiesa principale di quei tempi. Ha un altare di legno inamovibile in stato molto depreziato, ed un antico dipinto della Madonna della Grazia che ha alcuni voti. Le pareti sono ornate di affreschi depreziati, che vuoisi siano di pennello greco; e il necessario pel servizio divino si rinvenne in condizione soddisfacente»18. La chiesa dovette rimanere in uno stato di abbandono per un certo periodo dal momento che il quadro, copia dell’antica effigie, fu conservato nella Chiesa Matrice fino al 1943, quando venne donato dall’arciprete Federico Alligni al nuovo proprietario di Balsignano, Tommaso Lacalamita19. Quest’ultimo si adoperò per restaurare la chiesa ed ottenerne la riapertura al culto, come attesta un documento di cui si riportano alcuni passi: «Il sottoscritto Tommaso Lacalamita.. .poiché domenica 13 Maggio 1945 ricorre la tradizionale festa della Madonna di Balsignano, chiede innanzitutto a codesta Curia Rev.ma il permesso per benedire la cappella e per la celebrazione di S. Messa ogni qualvolta occorrerà. In secondo luogo, volendo il sottoscritto riportare con pompa sul posto il quadro della Vergine domanda il nullaosta per la processione che percorrerà il seguente itinerario: Chiesa Madre – Via Carmine – P. Garibaldi – Corso Umberto 1° – Corso Cavour – Via Conte Stella – Via Piave – Contrada Balsignano»20.
Nel 1970 Nicola Milano scriveva che ogni anno nella seconda domenica di maggio si svolgeva ancora a Balsignano una sagra campestre in onore della Vergine21.
Dalla prima testimonianza del 1229, la chiesa di S. Maria di Balsignano è rimasta aperta al culto fino alla seconda metà del Novecento, cioè per un arco di tempo di più di settecento anni, anche se non si può escludere, anzi è probabile, che in alcuni periodi la frequentazione del luogo sacro abbia subito interruzioni.
L’abbandono degli ultimi anni ha portato alla dispersione di tutti gli arredi liturgici, al furto della pila dell’acqua santa e della lastra in pietra con croce greca scolpita a rilievo che la sormontava22, al tentativo di furto dell’altare ricostruito dopo l’incendio del 1908 e degli affreschi meglio conservati di S. Lucia e del Santo Vescovo, mentre un degrado irreversibile colpisce gli affreschi che rivestono le pareti del più antico presbiterio. D’altro canto, gli scavi ed alcuni interventi di restauro, effettuati a partire dagli anni Novanta, potrebbero costituire i primi segnali di una rinnovata attenzione e l’avvio di una nuova fase di rivitalizzazione della chiesa.

Note

1 G. CECI, Balsignano, in “Japigia”, III, 1932, e ristampa anastatica a cura di “Nuovi Orientamenti”, Modugno 1988, pp. 47-66.
2 Biblioteca Nazionale “Sagarriga Visconti Volpe” di Bari, Archivio D’Addosio, fase. 3/7.
3 Archivio Capitolare di Modugno, Sacre Visite, Risposta delli Primiceri e de’ Provveditori e clero della Maggior Chiesa della Città di Modugno alle notizie generali ordinate per informazione di Monsignor Arcivescovo circa lo Stato Ecclesiastico e circa le anime della Città Suddetta, 1774.
4 Archivio di Stato di Bari, Atti notarili di Modugno, Not. Pietro Massari, prot. a. 1760, c. 444v.
5 Traduzione: “Qui sarà possibile mangiare gratuitamente a chi compie i riti sacri”, cioè al sacerdote che celebra la Messa.
6 Archivio della Curia Metropolitana di Bari, Visite Pastorali, Santa visita di mons. Baldassarre Mormile a Modugno, 1815. La traduzione del passo è: «Visitò i sacelli di S. Lucia, della Beata Maria Vergine di Costantinopoli della famiglia Catilina, e della Beata Maria Vergine volgarmente detta di Balsignano della famiglia Ruggi, ed ebbe parole di lode».
7M. GARRUBA, Serie critica de’ Sacri Pastori baresi, Tipografia Fratelli Cannone, Bari 1844, p. 843, n. 15.
8 Archivio di Stato di Bari, Comune di Modugno, Progetto di sistemazione della strada obbligatoria nel tratto compreso dall’abitato di Modugno verso Bitritto, Giuseppe Revest ingegnere, 1877, cart, n. 403.
9Archivio di Stato di Bari, Atti notarili di Modugno, Not. Pietro Massari, prot. a. 1760, c. 445r-v.
10 Archivio di Stato di Bari, Atti notarili di Modugno, Not. Sabino Romita, prot. a. 1760, c. 52v.
“Archivio di Stato di Bari, Atti notarili di Modugno, Not. Ludovico Bongo, prot. a. 1825, c. 706v.
12 Ibidem.
uIvi, cc. 706v-707r.
14 N. TRENTADUE JUNIOR, Cenno storico sul culto della Vergine Addolorata patrona della città di Modugno, Tipografia Cannone, Bari 1876, n. 8.
15 Ibidem.
16 N. TRENTADUE JUNIOR, Cenno storico sul culto della Vergine Addolorata patrona della città di Modugno, Tipografia Cannone, Bari 1876, n. 22; sull’argomento, e in particolare sulle credenze e sulle tradizioni popolari in merito alla pioggia miracolosa, v. R. Macina, Usìndeche de Valzegnene, in “Nuovi Orientamenti”, N. 4-5/1982, p. 10.
17 N. MILANO, Modugno. Memorie storiche, Arti Grafiche Ragusa, Bari, 1970, p. 148.
18 Archivio della Curia Metropolitana di Bari, Visite Pastorali, Santa visita di mons. Ernesto Mazzetta in Modugno, 1888.
19 N. MILANO, op. cit., p. 148.
20 Archivio della Curia Metropolitana di Bari, Luoghi della diocesi, Modugno, fase. n. 175.
21N. MILANO, op. cit., p. 148.
22 N. MILANO, Le chiese della diocesi di Bari. Note storiche ed artistiche, Edizioni Levante, Bari 1982, p. 435; una cronaca dettagliata sui furti perpetuati a Balsignano è presente in Atti del convegno “Balsignano: quale futuro?”, in “Nuovi Orientamenti”, N. 1-2/1983, inserto centrale; sull’argomento v. anche R. Macina, Nuovo tentativo di furto a Balsignano, in “Nuovi Orientamenti”, N. 4/1988; S. Corriero, Ancora un furto a Balsignano, Nuovi Orientamenti, N. 3/1989, p. 9.