Anno XL N. 167 Marzo 2018
Serafino Corriero

Si è celebrato per la prima volta oggi 9 dicembre 2017, nella chiesa di Santa Maria (sec. XIV) il primo matrimonio civile all’interno del complesso monumentale di Baisignano. A unire in matrimonio Nicolangelo lasco e Miriam Di Ciaula il Sindaco di Modugno Nicola Magrone, Balsignano è da pochi giorni ufficio separato di stato civile per iniziativa della Giunta Comunale la quale con una delibera di metà novembre ha inteso aggiungere un altro tassello alle attività di promozione - valorizzazione di un luogo di particolare prego storico artistico e naturalistico individuando come sede di matrimoni e unioni di rito civile - ferme restando quelle già istituite - la Chiesa di San Felice e la Chiesa di Santa Maria entrambe facenti parte del bene culturale Balsignano. La delibera ne regolamenta l’utilizzo in tal senso compatibilmente con le esigenze di fruizione pubblica del sito.

Così recitava il post apparso sulla bacheca di Facebook “Magrone sindaco alle ore 13,38 di sabato 2 dicembre 2017. E così dunque si apre per il casale medievale di Balsignano una nuova sinora impensata attività di “valorizzazione; una precisa scelta culturale e politica o – sarebbe meglio dire – di politica culturale se per poter consentire la realizzazione di tale evento la Giunta Comunale ha dovuto e voluto emanare una specifica delibera (la n. 118 del 14.11.2017) con allegato apposito tariffario. Con questa deliberagli Uffici separati di Stato Civile sinora limitati al Palazzo di Città al Palazzo della Cultura alla sala “Beatrice Romita e al Palazzo La Corte vengono estesi fino a comprendere le due chiese del complesso monumentale di Balsignano. E questo – si dice in premessa – al fine di «valorizzare il patrimonio storico architettonico e paesaggistico a benefìcio dell’economia locale e nel contempo accrescere la propria capacità di attrazione dei flussi turistici interessati a tali eventi». Diciamo subito che come instancabili curatori e tutori di Balsignano da quasi 40 anni a questa parte noi di “Nuovi Orientamenti non siamo in linea di principio contrari a questo tipo di interventi i quali del resto sono anche coerenti con la riforma dei Musei e dei Beni Culturali voluta dal ministro Dario Franceschini (Governo Renzi) ed entrata in vigore il 31.7.2014. Con questa riforma tra molto altro si attribuiscono ai direttori dei Musei di Stato e dei siti archeologici ampi poteri di autogestione nella programmazione e nell’uso dei Beni Culturali aprendo anche alla possibilità di ospitare eventi e spettacoli anche privati (è il caso del sontuoso ricevimento di matrimonio recentemente realizzato ali interno della Reggia di Caserta che ha fruttato un’entrata di 30.000 euro ma ha anche sollevato molte polemiche).

Da questo punto di vista riteniamo dunque che l’idea di celebrare un matrimonio civile a Balsignano sia valida e che oltre alla possibilità di incrementare le risorse economiche destinate alla sua tutela d possa aprire effettivamente in questo modo una nuova opportunità per far conoscere e apprezzare il nostro pregiato insediamento altomedievale ad un pubblico assai più vasto di quello normalmente interessato ai beni culturali. In merito alla specifica questione, dunque, nessuna contrarietà. Semmai, qualche perplessità avremmo in ordine alla scelta dei luoghi effettuata dalla Giunta, visto che comunque si tratta di due chiese che pare non siano mai state ufficialmente sconsacrate, in una delle quali, tra l’altro (S. Maria), sono stati celebrati riti religiosi almeno sino agli inizi degli anni ’60. E poi, non ci sembra cosa di buon gusto che un matrimonio o un’unione civile siano celebrati in luoghi comunque caratterizzati religiosamente. Per questo aspetto, si potrebbe meglio optare per l’ampia corte interna del casale o, in caso di pioggia, per i saloni collocati al primo piano del castello.
Detto questo, tuttavia, poniamo – e riproponiamo – un problema: è possibile che, nonostante le molteplici conclamate affermazioni di voler promuovere, intorno alla fruizione e valorizzazione di Balsignano, un “grande progetto collettivo” (ne abbiamo parlato anche nell’ultimo numero di “Nuovi Orientamenti”, il 166, a pag. 5), il sindaco Magrone non si decida a convocare su Balsignano una specie di “conferenza programmatica” con tutti gli Enti e le Associazioni interessate? “E da evitare che il destino di Balsignano sia deciso esclusivamente nel chiuso di uffici comunali da assessori e addetti al Palazzo”. Così diceva l’on. Magrone già nel lontano 1995. E invece è proprio quello che sta avvenendo, visto che, ancora nella premessa della citata delibera, si dice che la fruizione pubblica del sito è stata avviata in via sperimentale “nelle more della definizione dell’assetto gestionale definitivo”.
E allora, chi lo deciderà questo “assetto gestionale definitivo”? I soli “addetti al Palazzo” (Sindaco e Assessori) nel chiuso di uffici comunali? La fruizione, la destinazione e la valorizzazione di Balsignano costituiscono un argomento di pubblico interesse che va ben al di là dell’attuale compagine amministrativa del Comune di Modugno, e addirittura anche al di là della stessa Area Metropolitana di Bari, costituendo Balsignano una testimonianza storica unica nel suo genere in tutta l’Italia meridionale. Rinunciando, dunque, ad elaborare davvero un “grande progetto collettivo”, si rischia in realtà di realizzare solo un “piccolo progetto singolare”, e singolare in tutti i sensi: perché singolarmente affidato a idee “brillanti” quanto estemporanee, perché singolarmente isolato da un contesto più vasto e ambizioso, perché singolarmente concepito dalla testa di un singolo individuo, o al limite di un ristretto organismo, legittimamente, ma solo provvisoriamente, dotato di potere deliberante.
Sarà capace, infine, il sindaco Nicola Magrone, di compiere un gesto umile e, insieme, magnifico? Francamente, ne dubitiamo…

P. S.: Notiamo che, nella citata delibera del 14.11.2017, il restaurato Palazzo di via Vito Carlo Perrone continua ad essere denominato, da parte degli attuali amministratori, “Palazzo La Corte”; e questo nonostante il prof. Raffaele Macina abbia recentemente chiarito, con un ampio studio documentato, pubblicato nel luglio 2017 nel numero 165 di “Nuovi Orientamenti”, che quel palazzo è stato per almeno tre secoli sede non di una inesistente “corte di giustizia”, bensì del Regio Governatore nominato direttamente dal governo centrale, dal momento che Modugno era una delle poche città regie nel Regno di Napoli. E allora, se si hanno tanto a cuore i beni storici, è lecito chiedere che anche in questo caso si abbia rispetto per la Storia?