Anno XXVII, n. 119,120
Dicembre 2005
Gianfranco Morisco

Il 12 luglio scorso è stato inaugurato a Modugno il mercato coperto in Via X marzo. Ci sono voluti ben 10 anni di gestazione e tribolazioni per realizzare una struttura che per il momento non sembra incontrare il consenso generale che ci si aspettava. Nel corso della cerimonia di inaugurazione il Sindaco Pino Rana aveva annunciato che “questa soluzione non è la migliore possibile” e che l’amministrazione comunale sarebbe stata molto vicina agli operatori del settore per affrontare ogni genere di problema. L’attuale assessore alle attività produttive, Francesco Raso, aveva a sua volta sottolineato che, anche se un traguardo era stato raggiunto, si apriva una nuova fase per rendere ottimale la funzionalità dell’area commerciale. Ma né l’annuncio del sindaco che nella zona è previsto un incremento di 8/9.000 abitanti, né la musica della banda, né la benedizione impartita da don Giosi Mangialardi hanno suscitato applausi convinti da parte dei commercianti presenti.
Il mercato ortofrutticolo di Modugno, situato in piazza Umberto I da tempo immemorabile (da almeno 60 anni, secondo qualcuno), non poteva più rimanere in quel posto: a ridosso del centro storico, in posizione centrale, creava difficoltà al traffico; mancava di condizioni igieniche adeguate per i prodotti; offriva scarso spazio agli operatori; mancava di un’area parcheggio; esponeva le merci al tetraetile dei gas di scarico delle auto.
Il problema dello spostamento del mercato era stato avvertito dai cittadini e dagli amministratori molto prima del 1995, anno di approvazione del nuovo progetto. La decisione di trasferirlo nell’area del vecchio campo sportivo sembrava una scelta appropriata e condivisa: il campo di calcio non aveva più ragion d’essere in una zona in forte espansione urbanistica, che stava perdendo la sua connotazione di periferia e offriva lo spazio opportuno per un mercato coperto, dotato di tutti i servizi, parcheggio compreso.
L’abitato circostante non avrebbe incontrato problemi urbanistici di alcun genere, né si sarebbero sottratte aree al verde. D’altro canto, nel 2003 un decreto dell’allora Ministro della Sanità, prof. Sirchia, avrebbe stabilito che non si possono tenere mercati all’aperto in spazi pubblici non igienicamente attrezzati.
Tale legge, recepita a livello regionale, avrebbe subito varie proroghe, una delle quali (in seguito però ancora disattesa) avrebbe fissato la data inderogabile al 1° luglio 2005.
Ma fin dal primo momento la decisione di spostare il mercato aveva suscitato il malumore degli operatori commerciali interessati. C’era la concreta possibilità di perdere con la centralità della posizione anche la quantità e la qualità della clientela: gli abitanti di un centro storico tradizionalmente non si identificano con la classe più agiata di una città, e quindi in loro si riscontra la più larga fascia di clientela per un mercato all’aperto che, tradizionalmente, ha prezzi contenuti. Spostarsi in una zona dove sono sorte e stanno sorgendo nuove palazzine acquistate e abitate da cittadini che, con redditi evidentemente più alti, hanno scarso interesse a frequentare il mercato, è senz’altro controproducente per gli esercenti. Inoltre, nulla di più facile che gli abitanti del “direzionale” abbiano ormai acquisito la consuetudine di rifornirsi abitualmente all’Iperco- op di via S. Caterina, senz’altro più comodo da raggiungere rispetto a piazza Umberto I.
Le resistenze degli operatori derivavano anche da un’infelice esperienza risalente a circa 30 anni fa, quando si era pensato di decentrare il mercato spostandone una parte in Piazza Pio XII e un’altra in Via Sorrento. Dopo tre mesi l’esperimento fu dichiarato fallito. Ma dal 12 luglio 2005 bisognava in ogni modo cambiare, in ottemperanza alle leggi dello Stato. Oggi, a quattro mesi dalla inaugurazione, fotografiamo gli aspetti più salienti della vicenda.
Gli operatori, per difendere i loro interessi, hanno preferito rivolgersi in un primo tempo agli avvocati piuttosto che alle organizzazioni di categoria, solo ora si stanno organizzando in un comitato di sette persone guidate da Giuseppe D’Ambrosio, commerciante aderente alla Confersercenti.

E vediamo nel dettaglio quali sono le lamentele dei venditori, che il 20 settembre hanno incrociato le braccia: innanzitutto la scarsa funzionalità della copertura in materiale plastico, in quanto d’estate i raggi del sole, filtrandovi, creano una camera di calore che rovina la merce, mentre quando piove le tettoie non garantiscono una completa protezione dei prodotti e l’acqua bagna le bancarelle; le cassette dell’ENEL sono pericolose perché poggiano al suolo; difficoltà e superlavoro per trasferire la merce dai mezzi di trasporto nell’area parcheggio alle bancarelle; inadeguatezza dei box da adibire a mercato ittico; fastidiosa presenza degli alberelli, che sotto la copertura crescono male e sono invasi da parassiti; necessità di migliorare l’igiene. Le richieste più recenti riguardano la chiusura delle piazzole in forma di box, con muretti e saracinesche a griglia per Fare- azione, in modo da evitare carico e scarico delle merci a inizio e fine lavoro, come è stato imposto da qualche tempo; l’istituzione di un servizio bus-navetta gratuito per le fasce più deboli della popolazione, dai vari quartieri della città all’area mercatale; sistemazione di opportuna segnaletica stradale per facilitare il raggiungimento del mercato. Insomma, afferma il sig. D’Ambrosio, “se si deve cambiare, si deve cambiare in meglio. Noi chiediamo potenziamento e ammodernamento della struttura”.
Da parte sua l’amministrazione comunale ha spostato le cassette dell’ENEL, alzandole dal pavimento; ha consentito il carico/scarico delle merci direttamente sulle piazzole, favorendo l’ingresso degli autoveicoli con l’apertura di un cancello adatto allo scopo; sta provvedendo sia a far verniciare la copertura con vernici speciali che impediscano ai raggi solari di filtrare, sia a migliorare la copertura stessa per evitare i danni della pioggia; ha attrezzato i box per il commercio ittico; ha dato il permesso di far commercio anche agli extracomunitari, purché siano in possesso di regolare licenza; sta provvedendo al trasferimento del mercatino di via Sorrento nella nuova struttura; intende mettere a disposizione l’area per un’apertura serale nell’arco della settimana e per eventuali sagre organizzate dagli operatori stessi; sta progettando la costruzione di altri box e l’ampliamento della struttura, che va completata con servizi igienici e un punto ristoro. Per tutto questo sono stati stanziati 40.000 euro (ma c’è chi dice che sono pochi!).
Altro punto di discordia è la tassa per l’occupazione del suolo: in piazza Umberto I era di circa 50 euro al mese, adesso è triplicata, anche se fino ad ora il Comune ha preferito soprassedere. In merito l’assessore Raso ci tiene a precisare che nei 150 euro mensili sono compresi, oltre alla pulizia, il servizio di guardiania, quando sarà attivato, e la manutenzione. Lo stesso ammette che alcune richieste degli operatori sono giustificate, e ribadisce che da parte dell’amministrazione comunale c’è la massima disponibilità a trattare su tutti i problemi evidenziati. Qualche commerciante riconosce che, dopo i primi tempi veramente duri, adesso ci sono confortanti segnali di ripresa. Ed è proprio da questi punti che bisogna ripartire, con onestà e lealtà.
E i cittadini cosa ne pensano? Ovviamente mugugnano quelli del centro e del centro storico, per i quali “via X Marzo è periferia! e poi, vogliamo mettere la comodità di avere il mercato vicino casa?”. Eppure a piazza Umberto I ci sono due negozi di ortofrutticoli e sono rimasti in attività tutti gli altri esercizi (macellerie, pescherie, panifìci, ecc.). Ma anche gli altri cittadini mugugnano, perché nei supermercati trovano prezzi competitivi, se non più bassi, e possono scegliersi liberamente la merce, toccando la qualità con mano, nella quantità desiderata, senza sentirsi rivolgere rifiuti spesso sgarbati e senza dover accettare a denti stretti arrotondamenti al chilogrammo o all’euro superiore. Ma c’è chi la pensa diversamente e apprezza l’utilità dell’ampio parcheggio, senza avere più la preoccupazione del grattino. Presumibilmente il braccio di ferro fra gli esercenti e la pubblica amministrazione avrà una battuta di arresto nel periodo natalizio: ma dopo si ricomincerà con rinnovata energia, e con la campagna elettorale alle porte sarà una partita tutta da giocare. In realtà, ogni volta che c’è una innovazione c’è chi ne riceve vantaggi e chi ci rimette. È naturale che il danneggiato opponga una spontanea resistenza al nuovo. Col tempo poi le divergenze si appianano. Ma ci sono altre considerazioni da fare. Perché non si è provveduto in fase di progettazione e realizzazione a prevedere tutti gli inconvenienti che ora i commercianti stanno lamentando? Non sarebbe stato molto più facile ispirarsi ad altri mercati coperti già realizzati in maniera funzionale in altre città italiane? Dopo tutto, i compensi di ingegneri e architetti gravano sulla spesa pubblica. E non è nemmeno giusto ora pretendere di far gravare sul Comune, e quindi sul denaro della collettività, tutti gli oneri dell’applicazione della legge! Ma non basta. I mercati all’aperto hanno ancora un futuro? Le società stanno cambiando, le città stanno cambiando. All’origine di queste trasformazioni ci sono motivi di carattere urbanistico e di carattere sociale. Sono in atto processi economici che, pur di procurare grossi profitti, non esitano a stritolare ogni forma di economia locale. La tendenza è quella di accorpare in grandi centri, vere e proprie cittadelle commerciali, tutti i prodotti di cui le famiglie hanno bisogno, cercando di mettere i clienti a proprio agio e allettandoli con prezzi altamente competitivi (le famose “offerte”), che il dettagliante non può applicare, e che spesso fungono da classici “specchietti per le allodole”. Gli interessi economici in gioco sono altissimi, e il proliferare di tanti ipermercati nella nostra area metropolitana ne è la prova. Orientare i mercati a proprio piacimento ormai è diventato abbastanza facile attraverso i media, così come orientare i gusti e le opinioni. Non si capisce come potranno difendersi i piccoli commercianti di fronte allo strapotere delle multinazionali del commercio. La loro sarà una guerra contro i mulini a vento?
Insomma, vien proprio da chiedersi: questo nuovo mercato è un’opportunità o una necessità? Il Sindaco sostiene che è una scommessa!