La parrocchia di S. Agostino, e la rivista Nuovi Orientamenti, in collaborazione con il Comitato Feste Patronali, l’UTE dott. Franco Del Zotti e Radio MB, col patrocinio del Comune di Modugno e della Presidenza del Consiglio Regionale della Puglia, suscitano un’atmosfera di pace e di magia nell’antico casale medievale

Anno XLI N. 171 Luglio 2019
Caterina Sassi

Si è svolta, domenica 2 giugno, la terza edizione della festa di Maria Santissima, di Balsignano. Una festa particolare, sia per il luogo in cui si svolgeva, che per la sua doppia matrice storico-religiosa. Non un teatro, ma una platea all’aperto, immersa, negli ulivi e lontana dal frastuono cittadino. Sobrio l’allestimento dell’altare, esaltato dalla presenza, di un antico quadro della Madonna, risalente al 1908, opera, di Michele Montrone. Quadro che risale ad una. terribile siccità, che proprio nel 1908 colpì la Puglia, intera, e che, come recita la didascalia sul retro del quadro, «i cittadini modugnesi vollero dedicare a Maria Santissima di Balsignano da loro invocata, con preghiere e processioni perché ritornasse la pioggia». Donato dalla famiglia Lacalamita alla parrocchia sant’Agostino questo quadro, insieme a quello ideato da Daniela Saliani due anni fa, creava una suggestiva cornice a ridosso del muro di cinta del castello.
Ancora qualche minuto di attesa e, nel silenzio più profondo, iniziava la messa sulle suggestive note di un canto eseguito dal coro parrocchiale. E proprio il contatto con una. natura, incontaminata, attribuiva alla celebrazione un significato più ampio, ispirato sì alle pagine del Vangelo ma, principalmente, al senso di solitudine e indifferenza, del fattuale società, ivi compresa, quella di Modugno. Molto incisive le parole del parroco don Luigi, che, con una foga, per lui inusuale, cercava di risvegliare nei presenti il senso del Divino, con l’invito di “tornare a Gesù”, in una società, allo sbando, dal punto di vista, morale. Attraverso Maria, questo è possibile, egli affermava. Parole chiare che, in questo piccolo oasi di pace, creavano un impatto diretto, quasi un contatto ravvicinato con la religiosità, del momento.
Più volte, durante la celebrazione eucaristica, si faceva riferimento al vento, realmente presente in quel tiepido mattino di primavera, ma. metaforicamente riferito al vento di diffidenza, chiusura e violenza, che soffia sul nostro tempo. Una celebrazione con un alto senso di partecipazione dei presenti ed una. rara, sensazione di pace ritrovata.! Terminava qui la prima parte della manifestazione, che proseguiva nel pomeriggio con una conferenza sul tema “Castelli e cultura ai tempi di Federico II. La Scuola Siciliana, prima esperienza di lirica in volgare »
Un intreccio di temi apparentemente distanti fra loro ma che, attraverso un interessante excursus storico-letterario conducevano, in realtà, a Federico II e alla Casa Sveva, che ebbe due grandi e coraggiosi strenui sostenitori in Filippo e Jacobo da Balsignano.
Dopo l’intervento di don Luigi, che definiva, il Casale ‘salotto culturale’ da valorizzare ancora, di più, prendeva la parola il prof Macina, riproponendo un momento interessante della storia di Balsignano. “E un luogo magico”, egli diceva, in premessa, ed il suo vero tesoro non è costituito da. ciò che in realtà, si vede, ma da quanto è ancora, custodito nel sottosuolo. Infetti, ogni scavo effettuato nel passato ha portato alla luce qualche preziosa reperto, per cui molto resta, da scoprire. La tenacia con cui il direttore della rivista, si batte da decenni per ulteriori interventi di riqualificazione del Casale e dei tanti progetti che ha in animo di realizzare meriterebbero maggiore sostegno da parte degli enti pubblici.
Prendeva, la parola il sindaco Magrone che, riconoscendo il valore storico del Casale, ricordava chele fasi del suo recupero sono state merito di un lungo lavoro di tecnici e studiosi.
Era quindi la volta, del prof. Serafino Corriero, che, con il suo dotto intervento sulla Scuola Siciliana , ne analizzava, i rapporti con Federico II di Svevia. Un viaggio risalente al 1322, quando l’Imperatore rinnovò la concessione del Casale ai benedettini dell’abbazia di San Lorenza di Aversa, che vi costruirono un Cenobio con una chiesa, una torre e diverse celle monastiche. Una scuola, affermava, il prof. Corriero, intesa, non come semplice luogo di incontro per poeti e letterati, ma come centro di formazione culturale, diretto da. Federico II, che trasferì a Palermo la sua corte tale scuola fu importante non solo dal punto di vista, letterario, ma anche dal punto di vista, politico, dal momento che essa, si poneva l’obiettivo di ridimensionare l’autorità, papale ed ecclesiastica, a vantaggio di una formazione più laica.
Fu questa, finalità, a determinare la prima composizione di una lirica, non più celebrativa di temi religiosi ma ispirata all’amore, sostituendo la dotta, lingua latina conosciuta, da pochi, con una forma linguistica, più accessibile al volgo e, per questo, definita, “volgare’. Si passava, cosi, alla recitazione della lirica. «Rosa, fresca aulentissima!» di Cielo d’Alcamo, che park del contrasto amoroso fra un insistente corteggiatore ed una poco resistente Madonna. Come sempre, impeccabile la recitazione di Roberto Petruzzelli e Betty Lusito. Ultimo punto in scaletta, il momento musicale, affidato alla stessa Betty Lusito ed al maestro Giuseppe Petrella, che proponevano una molteplicità, di madrigali e canti medievali, eseguiti dal vivo ed ispirati alla tradizione ebraica, a quelle in lingua, ladina e in greco, insieme a villanelle e storie di amori profondi. Interessante l’uso di strumenti musicali medievali e rinascimentali, come la tiorba, e la chitarra spagnola, strumenti a corde, appartenenti alla grande famiglia dei liuti.