L’interesse della Regione Puglia per il complesso medievale

Anno XVIII N. 78 Aprile 1996
Dina Lacalamita

Il tradizionale appuntamento annuale della Rivista Nuovi Orientamenti, si è realizzato intorno a un tema molto caro alle persone sensibili alla “cultura modugnese”, quello de Il recupero e le prospettive di riuso di Balsignano, oggetto di analisi nell’incontro svoltosi il 10 febbraio presso [‘auditorium della Scuola Media “Francesco D’Assisi”.
Per l’occasione è stato distribuito il libro di Raffaele Macina «Estro e malizia negli agnomi popolari». È per lo meno singolare la “fortuna” di Nuovi Orientamenti: riesce a “tirare” basandosi solo sul contributo degli abbonati. Non è senza una punta d’orgoglio che il direttore, ha sottolineato quanto sia difficile operare; solo nell’ultimo anno si è potuto contare su un contributo del Banco Cooperativo di Credito e sull’acquisto di un congruo numero di copie del vocabolario modugnese da parte del Comune durante la gestione commissariale. La Rivista, ha ribadito ancora una volta il direttore, è comunque aperta a tutti quelli che hanno qualcosa da dire, a chi critica, a chi propone, per una lettura sempre più vera della complessa realtà modugnese. Si è passati così alla trattazione del tema specifico dell’incontro che si è aperto con la presentazione del significativo bassorilievo della facciata della chiesa di San Felice, eseguito dai fratelli Massarelli. Relatori son stati il prof. Salvatore Distaso, presidente della Regione Puglia, fon. Nicola Magrone, l’ing. Francesco Vaccarelli, sindaco di Modugno e lo stesso prof. Raffaele Macina. È toccato a quest’ultimo tracciare un quadro storico su Balsignano e sugli interventi che si sono avuti sino ad oggi.
Egli ha esordito dicendo che negli ultimi anni aveva quasi perduto ogni speranza, sino a quando nel 1994 l’on. Magrone non gli aveva manifestato il suo intento di proporre una interrogazione parlamentare su Balsignano. Da allora, egli ha aggiunto, si sono aperti alcuni concreti spiragli di luce e l’on. Magrone è riuscito a ricostruire la pratica su Balsignano, inspiegabilmente andata perduta nei meandri ministeriali di Roma, e ad avere un significativo incontro col dott. Di Paola, Soprintendente per i Beni Ambientali ed Architettonici della Puglia, per esaminare i passi concreti da compiere per giungere in tempi brevi alla soluzione del problema.
Dopo il convegno dell’82 (Balsignano: quale futuro?), sono stati realizzati lavori di recupero e restauro che hanno consentito la “sopravvivenza” di Balsignano, ma il nodo principale non è stato ancora risolto, in particolare l’acquisizione al patrimonio dello Stato dell’intero complesso su cui insistono veri e propri gioielli del passato: la Chiesa di San Felice, il Castello con la corte interna, la Chiesa di S. Maria di Costantinopoli.
Alcuni saggi di scavo del 1991, eseguiti a ridosso del lato nord-ovest della chiesa di San Felice, hanno portato alla luce una probabile abside che risalendo con molta probabilità al VI-V1I see. ci pone di fronte ad una riconsiderazione di Balsignano, la cui datazione viene accreditata al X secolo. Se tale ipotesi venisse confermata da una campagna sistematica di scavi, si potrebbe parlare della presenza di insediamenti tardo-romani nella zona.
Queste riflessioni, le ricerche di studiosi non solo italiani ma anche tedeschi e francesi, di critici d’arte, inducono a guardare a Balsignano, ha affermato il prof. Macina, non con occhi campanilistici. Il Casale medievale ha un’importanza straordinaria dal punto di vista storico per la Terra di Bari e per l’intera regione. A partire dal X secolo, infatti, nascono diversi casali a ridosso della fascia costiera, perché le città marittime non sono più sicure, a causa delle frequenti incursioni saracene, per cui la popolazione preferisce riparare all’interno.
La Chiesa di San Felice riveste grande interesse in quanto primo modello del romanico pugliese ed inoltre si inscrive in quel grande processo storico che vide sbarcare in Puglia cinquantamila monaci basiliani (IX-X secolo), in seguito alle lotte iconoclastiche. Tante sono le considerazioni che confermano l’idea di Balsignano come una delle grandi testimonianze storiche. Alcuni scavi del ’93 eseguiti a soli trecento metri in linea d’aria dal Casale hanno portato alla luce i resti di un villaggio neolitico (5.000 a. C), che ha suscitato fra gli studiosi un grande interesse. Inoltre, non si può non tener conto della bellezza e della peculiarità del paesaggio, attraversato da due lame, elementi tipici della nostra regione, che conferiscono alla zona una particolare morfologia.
Si possono ravvisare dunque, ha continuato il prof. Macina, prospettive immediate da realizzare intorno al complesso, che si potrebbero riassumere in un’ipotesi di parco archeologico-naturalistico di Balsignano, dotato di un museo, che raccoglierebbe sia i reperti neolitici sia quelli medievali, e di un centro studi angioino-aragonese, che sarebbe il primo in Italia. È un’idea che, avvalendosi dei contributi di alcuni docenti della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bari e della Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici di Bari, è stata proposta in una relazione del POP (Piani Operativo Plurifondi), approvato ultimamente dal consiglio comunale di Modugno.
Le rievocazioni storiche hanno “affascinato”, come gli stessi hanno ammesso, il Sindaco, il Presidente della Regione e il numeroso pubblico presente. L’intervento di F. Vaccarelli ha reso nota l’approvazione, da parte del Consiglio Comunale, del POP su Balsignano che prevede la somma di circa sei miliardi di lire. L’on. Magrone, come sempre ironico e pungente nei confronti dell’incuria e del pressappochismo, tipico dell’apparato amministrativo statale, ha rapidamente accennato all’iter di Balsignano, addivenendo all’interrogazione parlamentare dell’agosto 1994, che riponeva all’attenzione l’intera problematica di Balsignano e la sua acquisizione al patrimonio dello stato. Il percorso burocratico è ormai al traguardo, il problema si risolverà a breve. Si è augurato, l’on. Magrone, che l’Amministrazione comunale assuma l’impegno in modo concreto e non occasionale, per guadagnare alla società civile e alla cultura un insieme monumentale di tanto indiscusso valore.
Il prof. Distaso, chiamato ad esprimere una opinione sul progetto, ha posto soprattutto l’accento sull’aspetto turistico-ambientale, giacché nella nostra regione esso non è mai stato visto come fonte di promozione economica ed ha assicurato tutto il suo sostegno al POP su Balsignano.
La manifestazione si è conclusa con una applauditissima esecuzione di alcuni brani da parte del coro dell’“Istituto di Musica del M° Luca Corriero”, diretto dal M° Rocco Cianciotta. Di particolare intensità espressiva 1 Ave Veruni di Mozart, l’Ave Maria di O. De Lillo (Docente nel Conservatorio Piccinni di Bari) e il Carmen N. 10 del secondo libro delle Odi di Orazio, di Z. Kodaly. Il coro ci ha donato inoltre le dolcissime note della Ninna Nanna modugnese che non manca mai di dare emozioni.

Lettera al direttore della Rivista
«Ho cominciato ad osservare Balsignano con animo nuovo»

Io non sono un esperto di Storia e per questo tutte le volte che ho rivolto lo sguardo a Balsignano i miei occhi hanno fotografato quello che appare a un osserva tore comune e di questo non mi vergogno, considerato che gli esperti preposti dallo Stato alla salvaguardia e difesa del patrimonio culturale ne hanno consentito l’abbandono. Con la mia partecipazione all’incontro del 10 febbraio organizzato dalla rivista Nuovi Orientamenti ho potuto ascoltare la competente rivisitazione storica di Balsignano del direttore della Rivista raccontata con una passionalità coinvolgente che ha profondamente toccato la mia sensibilità. Inoltre, ho potuto ascoltare le convincenti prospettive di riuso riferite anche dagli autorevoli on. Nicola Magrone e prof. Salvatore Distaso, presidente della Regione Puglia. Colpito dall’impegno profuso dagli organizzatori, che ha comportato la dedizione di tanto tempo, mi sono convinto che intorno a Balsignano ci deve essere qualco sa che sfugge a un osservatore comune come me e così il giorno dopo, con spirito nuovo, mi sono recato sul posto. Ho cominciato ad osservare il tutto considerando anche le parole dell’on. Nicola Magrone, che ricorrendo ad un paradosso ci aveva invitati ad immaginare quale cumulo di pietre sarebbe, ad esempio, la cattedrale di “Notre Dame” dopo una catastrofe. Incredibilmente ai miei occhi si è presentato uno scenario diverso. Ho visto il castello e la chiesa di San Felice ricostruiti e presentarsi con il nitore della pietra e l’armonia architettonica; ho visto il museo e il centro studi avviati; ho visto una sala- convegni più consona, a disposizione di tutte quelle realtà culturali esistenti nella nostra città. Però sono anche consapevole che non si può vivere di solo cultura e così riflettendo ho immaginato il grande ritorno economico per il nostro paese dovuto alla presenza dei turisti e visitatori e ho considerato la grande opportunità di creare occupazione stabile. Io spero che tutta la manifestazione sia stata registrata in modo da consentire agli scettici assenti di potersi ricredere, visto che ciò è accaduto a me che su questioni di questo genere sono stato sino ad ora uno scettico. Caro direttore, se dovesse decidere di prendere in considerazione questa mia riflessione, desidererei che essa venisse pubblicata in modo anonimo.

Lettera firmata