Le testimonianze sulle pericolose piene dei torrenti Lamasinata, Picone e Valenzano risalgono al XVI secolo

Anno XXXIX N. 165 Luglio 2017
Giovanna Longo Crispo

Esiste un’attività di produzione culturale della collettività la quale crea, conserva, tramanda e rinnova una serie di valori pratici, etici ed estetici che, se in grado di resistere all’azione livellatrice del progresso, rappresentano un patrimonio specifico di una cittadinanza, identificabile nella cosiddetta ‘saggezza popolare’. La manifestazione più evidente di tale attività è quella “tradizione popolare”, generalmente vissuta attraverso festeggiamenti che, peccando in semplificazioni funzionali al gradimento di un pubblico sempre più vasto e meno coinvolto, risultano privati del loro significato originario che, in molti casi, era quello di rammentare eventi particolari, rinnovando emozioni scolorite nei meandri della memoria.
La trattazione di questi temi merita un approccio interdisciplinare, e l’esistenza di cattedre di Storia delle Tradizioni Popolari, approfondimenti nell’ambito della geografìa economica ed allestimenti tematici presso Musei anche nazionali, attesta l’interesse per quella che gli anglo- sassoni, con il termine Folklore, hanno definito il sapere del popolo.
Studi accademici hanno evidenziato, nel mondo rurale, la ripetizione, il trasferimento e il successivo adattamento in particolari occasioni di feste che avevano in passato lo stesso od altri significati celebrativi; è il caso dì ricordare le tante ricorrenze di inizio anno o di primavera che, accompagnate da forme rituali, spesso miravano ad eliminare il male accumulatosi nel periodo precedente e a propiziare il bene per il periodo di cui quel giorno segnava l’inizio; tuttavia, ritengo che sarebbe un errore credere che tutte le manifestazioni rimontino ad una favolosa antichità, specialmente nella nostra città dove, per almeno due casi, è possibile stabilire una data di inizio ed una motivazione in modo abbastanza preciso, trattandosi dì riti di ringraziamento per uno scampato pericolo. A tal proposito, meritevole di rilievo è il tentativo di recupero della memoria che si è sperimentato a Modugno il 14 maggio scorso, riproponendo un momento religioso le cui ultime testimonianze risalgono pressappoco agli anni Cinquanta. Riporto qui di seguito le parole del professor Raffaele Macina, promotore dell’evento e, soprattutto, testimone oculare di una delle ultime celebrazioni della ricorrenza in questione: «Si narra di festeggiamenti che si svolgevano nell’antico casale medievale in onore di Maria SS.ma di Balsignano, in ricordo del ritrovamento miracoloso nella vicina Lama Lamasinata del quadro della Madonna che, sempre secondo la tradizione, avrebbe salvato Balsignano e Modugno da una pericolosa alluvione. Probabilmente la dedicazione della chiesa, che si trova nella corte interna del castello, è in qualche modo legata al ritrovamento del quadro, che fu oggetto di una diffusa venerazione. Il quadro veniva portato in processione da Balsignano a Modugno, dove veniva collocato, forse, nella Chiesa Matrice per la sua venerazione, e poi veniva riportato a Balsignano, dove veniva riposto sull’altare, non più presente, della chiesa di Maria Santissima di Balsignano»