Come di consueto, all’inizio della processione di san Nicola da Tolentino, patrono della città di Modugno, don Nicola Colatorti, parroco della Chiesa Matrice di Modugno, ha tenuto il suo discorso alla cittadinanza nell’ambito del rito della «consegna delle chiavi» da parte del sindaco, ing. Nicola Bonasia.
Quest’anno don Nicola ha introdotto la sua relazione con un suggerimento che papa Francesco ha fatto alla Chiesa in merito alla necessità di un «cammino sinodale», in modo da procedere uniti nella stessa fede.
La circostanza è stata quanto mai opportuna per sottolineare che «non si può essere assidui nelle celebrazioni religiose ed essere sordi ai lamenti che ci giungono dalla porta accanto» .
Una considerazione che ha richiamato il concetto di Carità, la più importante delle virtù teologali, così come afferma san Paolo, quando dice: «Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!» (1 Cor 13,13); ancora più incisivo, il monito di san Giacomo: «Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta» (Gc 2,17).
Con questa premessa don Nicola introduce il suo discorso inerente, come di consueto, all’analisi della situazione dei tempi che stiamo attraversando e, in particolar modo, alla nostra realtà locale, auspicando che lo spirito della sinodalità possa guidare coloro che hanno responsabilità politiche e sociali.
Non poteva mancare il riferimento alla grave crisi energetica che interessa, in modo più incisivo, le famiglie con un reddito più basso e che dovranno confrontarsi con il costo esorbitante delle bollette. A tal proposito è stata interessante l’idea di «costituire un fondo energetico là dove lo Stato non riesce ad arrivare» pur ricordando, però, che l’operato della pubblica autorità non si sostituisce alla responsabilità di ciascun cittadino.
La sinodalità non prevede deroghe ad un concetto molto semplice: solo se si resta uniti si possono affrontare, con maggior coraggio, le avversità della vita.
Un discorso che, partendo da spunti di riflessione cristiana, ha fornito interessanti indicazioni sulle quali ciascuno di noi, nell’ambito delle proprie possibilità e competenze, è chiamato a riflettere.

marco pepe

Qui di seguito il discorso integrale di don Nicola Colatorti

Piazza Sedile, lunedì 19 settembre 2022

“La festività odierna ci offre ancora motivo per ripensare la realtà di questa nostra città e porla nelle mani di San Nicola. L’occasione quest’anno ci viene suggerita da papa Francesco su una proposta che lui ha voluto fare a tutta la Chiesa: quella di un cammino sinodale, cioè di camminare insieme, di sentirci compagni di viaggio; un suggerimento che ha molto da dire ai cristiani. Questa proposta noi la allarghiamo all’intera società.

Per i cristiani camminare insieme significa riconoscersi segnati dal battesimo, partecipi di quella comunità che chiamiamo Chiesa. Capire che la Chiesa non è il luogo di occasionali utilità da cui attingere nel bisogno per poi ritirarsi nel rifugio privato: molti sono i cristiani anonimi, senza un volto, senza un’appartenenza, sciolti da ogni vincolo, che appaiono per qualche circostanza, forse anche religiosa, e poi perdersi nel nulla. Cari fratelli nella fede, riconoscete la vostra identità, sappiate tenervi uniti dalla stessa fede, sentitevi Chiesa! La Chiesa soffre della lontananza dei suoi figli e soffre doppiamente là dove di questa lontananza se ne sente colpevole. Riscopriamo i nostri vincoli in quell’unità nutrita di carità, capace di guardare chi ci è accanto, ma ancor più chi ci è dietro o si è smarrito, provato da povertà fisiche e morali che significano tensioni famigliari, precarietà lavorativa, solitudine, malattie, che compromettono un cammino unitario a motivo della loro situazione e forse per nostra noncuranza: non si può essere assidui nelle celebrazioni religiose ed essere sordi ai lamenti che ci giungono dalla porta accanto.

Ma vogliamo allargare gli orizzonti ad una sinodalità sociale che ci faccia vivere il senso della appartenenza: sapere di camminare insieme, convinti che il bene di ognuno è il benessere di tutti. Questo è possibile in un tessuto armonico dove ciascuno per la sua parte, nell’esercizio del proprio ruolo, si pone alla ricerca del bene comune.

Nello spirito di questa sinodalità il primo compito spetta a coloro su cui grava l’impegno di guidare le sorti della nostra città, perché non si fermino ad una pur giusta, ma ordinaria amministrazione nei limiti di un servizio funzionale, ma diano grinta al loro operare, attenti a quella parte della popolazione che per molti versi ristagna ai margini del vissuto cittadino, ci riferiamo a quelle povertà emergenti che con l’evolversi delle situazioni si accrescono e prendono un volto sempre nuovo: c’è chi è in cerca di una casa, vittima di sfratto esecutivo, senza via di soluzione, perché purtroppo trova altre case vuote, ma non disponibili; c’è chi, particolarmente oggi, è alle prese con la situazione energetica a motivo di bollette non risolvibili: a tal proposito con tutta umiltà suggeriamo che sarebbe auspicabile costituire un fondo energetico là dove anche lo Stato non riesce ad arrivare. Ma auspichiamo che si abbia un occhio vigile su situazioni che si prospettano nell’immediato futuro, che già entrano in un piano operativo e che richiedono accorgimenti mirati già al presente: pensiamo a quella trasformazione industriale che si va delineando nel settore automobilistico nel passaggio dall’endotermico all’elettrico, che andrà a compromettere sensibilmente la manodopera. Sappiamo quanta dipendenza ha Modugno in questo settore. E’ dunque una situazione – ci permettiamo di suggerire – che merita di proporsi al Piano di ripresa e resilienza (Pnrr), per prevenire disagi successivi.

Ma va ricordato a tutti che l’operato della pubblica autorità non si sostituisce alla responsabilità di ciascun cittadino. La sinodalità a cui facciamo riferimento non ammette deleghe: o si procede uniti o si affonda. I limiti della pubblica autorità devono portare ognuno ad un cammino virtuoso, libero da egoismo o disimpegno, facendosi carico di quella sussidiarietà capace di guardare più in profondità in quegli angoli oscuri dove solo l’occhio attento di ciascuno può arrivare.

Sono questi i desideri che auspichiamo e che quest’oggi affidiamo a San Nicola. A lui non chiediamo la soluzione dei nostri problemi, ma piuttosto che tocchi il nostro cuore ad una sincera sinodalità per poterli risolvere”.